15 – MARIA E GIUSEPPE PARLANO DI MOSE’
“Che cosa hai?”, le
chiede Giuseppe. “Conosci i racconti di Mosè?”, chiede di rimando Maria. “Naturalmente”, risponde Giuseppe, “ha condotto il nostro popolo fuori dall’Egitto verso la terra
promessa”. “Si, ma io ho pensato
proprio alla sua nascita e a cosa accadde dopo. A quel tempo, in cui gli Israeliti erano schiavi in Egitto, il faraone
d’Egitto ordinò che tutti i neonati maschi fossero gettati nel Nilo, perché non
voleva che gli Israeliti avessero una discendenza. A quel tempo venne al mondo anche Mosè, e sua madre, che voleva
salvarlo dagli Egiziani, lo nascose. E
quando non potè più nasconderlo, mise il piccolo in un cesto di canne e lo
affidò alle acque del Nilo, sperando che qualcuno lo trovasse e lo accogliesse.
Per fortuna fu trovato dalla figlia del
faraone. Il bambino le fece pena, e si prese cura di lui con sollecitudine,
anche se era un bambino ebreo. Gli diede il nome di Mosè. Mosè crebbe nel
palazzo del faraone. Sapeva però che apparteneva al popolo israelita, e che gli
Egiziani affliggevano e umiliavano il suo popolo. Ma quando protestò per questo
e si impegnò al servizio del suo popolo, dovette fuggire e nascondersi. Sebbene
Dio lo avesse designato come guida degli Israeliti, fu perseguitato. E adesso mi chiedo che cosa succederà al
mio bambino. L’angelo Gabriele mi ha detto che nostro figlio si impegnerà
per il nostro popolo, e in generale per tutti gli uomini. I Romani e il re
Erode gli daranno subito la caccia!”.
Giuseppe lascia passare un po’ di
tempo, e si sentono di nuovo cantare le cicale. Poi risponde: “Non
rattristarti più! L’angelo ha anche detto che alla fine tutto andrà bene.
E
finchè il nostro bambino sarà grande, noi
due ci prenderemo cura di lui. Quindi
non gli può accadere nulla”.
Nessun commento:
Posta un commento