sabato 24 giugno 2017

CURA DELLA PELLE 2: PROTEGGERE LA PELLE

La pelle non è solo un rivestimento ma un organo vero e proprio capace di reagire agli stimoli esterni.
La pelle è innanzitutto una barriera protettiva dell'organismo dagli agenti atmosferici (vento, freddo, sole), dall'inquinamento, dalle sostanze chimiche, dagli insetti, dai batteri, dai funghi e dai virus; questa protezione avviene  sia attraverso la cheratina, sia attraverso la sua naturale acidità, il sebo e il sudore.
Dall'interno, il suo stretto collegamento con i tessuti interni (circolazione sanguigna e linfatica) le permette di eliminare le sostanze di scarto, le tossine e le scorie accumulate.
Quando la pelle è sana è anche il riflesso della salute interna di tutti gli organi.
Al mattino la pelle va ripulita dalle scorie prodotte dalla sua naturale attività notturna, mentre alla sera va ripulita da tutto ciò che viene a contatto con essa durante il giorno: sudore, inquinamento, polvere, trucco...
La detersione va fatta sempre con prodotti a PH acido simile a quello naturale della pelle per non alterarlo e renderla indifesa di fronte alle aggressioni esterne. Per questo motivo il sapone usato per lavare le mani non deve essere assolutamente utilizzato sul viso, perché elimina totalmente il film idrolipidico protettivo della pelle formato da un "cocktail" naturale di sebo, sudore, aminoacidi, urea e cellule desquamate.
Il sudore è prodotto dalle ghiandole sudoripare, contiene acqua, sali, acido lattico e urea; in parte evapora e in parte resta sulla pelle e mantiene la giusta umidità della pelle.
Il sebo viene prodotto dalle ghiandole sebacee sotto impulso degli ormoni, è formato da squalene, trigliceridi, acidi grassi e colesterolo; protegge e lubrifica la pelle.
Se questo film idrolipidico viene rimosso forzatamente con prodotti troppo aggressivi si attiva il cosiddetto potere tampone e, in un tempo che va da mezz'ora a due ore, la pelle riesce a ripristinare le condizioni ottimali. Questo processo, molto faticoso per la pelle, ne accelera però l'invecchiamento precoce.
Oltre al film idrolipidico, la pelle ha uno schermo protettivo naturale rappresentato dal fattore di idratazione naturale, dallo strato corneo e dai corpuscoli di Hotland che producono le ceramidi.
Oltre alle difese naturali, che possono alterarsi a causa di agenti esterni, è necessario agire con difese artificiali come creme cosmetiche, gel, filtri solari e antiossidanti per non esporre la pelle ai pericoli dell'ambiente circostante.
Ogni tipo di pelle necessita di prodotti specifici...ma di questo parleremo in un altro post. 
Alla prossima...

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venerdì 16 giugno 2017

UN'INSEGNA PER UNA CAPPELLA

Sotto il refettorio del convento dei Cappuccini del mio paese è stata restaurata una cantina e trasformata in una bellissima cappella.
All'esterno, sopra la piccola porta di ingresso, è stata collocata un'insegna che io stessa ho ricavato da un asse di legno abbandonato.
Il nome è stato voluto da un frate umile e devoto che l'ha paragonata, per le sue dimensioni, alla Porziuncola in Assisi.
Se volete fare un'insegna come questa vi sono necessari:
  • un'asse di legno levigato e lucidato con vernice ad acqua;
  • un colore acrilico nero;
  • un colore acrilico oro;
  • pennelli;
  • sagome delle lettere.

Non è necessario un grande lavoro. Con una matita disegnate il contorno delle lettere e dell'iniziale. Colorate i contorni e l'interno della scritta.
Lasciate asciugare bene.
Per fissarla al muro sono stati utilizzati dei tasselli a vite ed è stata collocata sotto una piccola tettoia a tegole spiovente.
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giovedì 8 giugno 2017

PROVERBI E MODI DI DIRE SICILIANI 3


Terzo appuntamento con i detti siciliani ed i proverbi con traduzione e spiegazione...

LA MEGGHIU PAROLA E' CHIDDA CHI NUN SI DICI
La migliore parola è quella che non si dice
E' un modo per dire che a volte è meglio non parlare che parlare e rischiare di sbagliare. Viene usato anche per indicare di non dare soddisfazione ad una provocazione.

FA' L'ARTI CHI SAI, SI NUN ARRICCHISCI CAMPERAI
Fai l'arte che conosci, se non arricchirai camperai.
Fai ciò (il lavoro) che sai fare bene perché anche se non servirà per arricchirti ti servirà per non morire di fame.

DI UN PILU NI FICI UN TRAVU
Di un pelo ne ha fatto una trave
E' un'espressione usata per dire che si è esagerato in qualcosa. Viene usata soprattutto quando si racconta qualcosa esagerando oppure quando ci si arrabbia per una sciocchezza facendola diventare una cosa enorme.

CU PRESTU ARRICCHISCI PRESTU FALLISCI
Chi presto si arricchisce presto fallisce
La ricchezza ottenuta rapidamente quasi sempre con un colpo di fortuna o con l'inganno, viene presto dissipata o perduta. 

CU PRIMA NUN PENSA ALL'URTIMU SUSPIRA
Chi prima non pensa, alla fine sospira
Chi non pensa prima di agire, chi non riflette bene sul da farsi, alla fine sospira per i fallimenti e le delusioni.

ANCHI LA RIGINA AVI BISOGNU DI LA VICINA
Anche la Regina ha bisogno della vicina
Anche chi sembra non avere bisogno di nessuno come per esempio una regina può sempre avere bisogno di aiuto.

ACCHIANA I MURA LISCI
Sale sui muri lisci
Si dice di una persona che non si ferma davanti a niente, neanche alle imprese che agli altri sembrano impossibili.

LU PISCI FETI DI LA TESTA
Il pesce inizia a puzzare dalla testa
In ogni situazione che va male c'è sempre una causa scatenante che l'ha fatta iniziare. Questa frase viene usata quando una volta trovata la causa si ricollega il fatto accaduto.

JURNATA RUTTA, PERDILA TUTTA
Giornata rotta (perduta), perdila tutta
Quando si interrompeva il lavoro (soprattutto quello dei campi) per fare qualche altra faccenda si approfittava per sbrigare altre cose e non perdere un altro giorno di lavoro. Ormai che la giornata era perduta tanto vale approfittare!

LU CANI MUZZICA SEMPRE A LU STRAZZATU
Il cane morde sempre lo straccione
Equivalente, nel significato, del detto italiano "piove sempre sul bagnato". Non basta che il povero indossi abiti strappati, ci manca solo il cane a peggiorare la situazione. Viene usata per indicare che una situazione già grave viene colpita da un altro peggioramento.

Ecco qui altri detti siciliani...ci rivediamo presto per altri aggiornamenti!
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sabato 3 giugno 2017

SANTA ELISABETTA D'UNGHERIA

Nasce a Presburgo, Bratislava, nel 1207 da Andrea re d'Ungheria e Gertrude, una nobildonna di Merano. A quattro anni di età è già fidanzata promessa in sposa a Ludovico, figlio ed erede del sovrano di Turingia (all’epoca, questa regione tedesca è una signoria indipendente, il cui sovrano ha il titolo di Landgraf, langravio). Subito viene condotta nel regno del futuro marito, per vivere e crescere lì, ed essere educata come la futura regina di Turingia, tra la città di Marburgo e Wartburg il castello presso Eisenach.
Nel 1217 muore il langravio di Turingia, Ermanno I e gli succede il figlio Ludovico, che nel 1221 sposa solennemente la quattordicenne Elisabetta. Ora i sovrani sono loro due. Lei viene chiamata “Elisabetta di Turingia”. Nel 1222 nasce il loro primo figlio, Ermanno. Seguono due bambine: nel 1224 Sofia e nel 1227 Gertrude. Ma quest’ultima viene al mondo già orfana di padre.
Ludovico di Turingia infatti, si è adoperato per organizzare la sesta crociata in Terrasanta, perché papa Onorio III gli ha promesso di liberarlo dalle intromissioni dell’arcivescovo di Magonza. Parte al comando dell’imperatore Federico II. Ma non vedrà la Palestina: muore per una malattia contagiosa ad Otranto.
Vedova a vent’anni con tre figli, Elisabetta riceve indietro la dote, e c’è chi fa progetti per lei: può risposarsi, a quell’età, oppure entrare in un monastero come altre regine, per viverci da regina, o anche da penitente in preghiera, a lei la scelta. Questo le suggerisce il confessore. Ma lei dà retta alle correnti francescane che si diffondono in Turingia, che le suggeriscono da che parte si può trovare la “perfetta letizia”. E per i poveri offre il denaro della sua dote con il quale si costruirà un ospedale. Ma soprattutto ai poveri offre l’intera sua vita. Questo per lei è realizzarsi: facendosi povera e mendicante come loro. Visita gli ammalati due volte al giorno, e poi raccoglie aiuti chiedendo l'elemosina. E tutto questo rimanendo nella sua condizione di vedova e di laica. La sua scelta di povertà scatenò la rabbia dei cognati che arrivarono a privarla dei figli. 
Dopo la sua morte, il confessore rivelerà che, ancora vivente il marito, lei si dedicava ai malati, anche a quelli ripugnanti:” Nutrì alcuni, ad altri procurò un letto, altri portò sulle proprie spalle, prodigandosi sempre, senza mettersi tuttavia in contrasto con suo marito“. Collocava la sua dedizione in una cornice di normalità, che includeva anche piccoli gesti “esteriori”, ispirati non a semplice benevolenza, ma a rispetto vero per gli “inferiori”: come il farsi dare del tu dalle donne di servizio. Ed era poi attenta a non eccedere con le penitenze personali, che potessero indebolirla e renderla meno pronta all’aiuto. Vive da povera e da povera si ammala, rinunciando pure al ritorno in Ungheria, come vorrebbero i suoi genitori, re e regina.
Muore a Marburgo, in Germania il 17 novembre 1231 a soli 24 anni, subito “gridata santa” da molte voci, che inducono papa Gregorio IX a ordinare l’inchiesta sui prodigi che le si attribuiscono. Un lavoro reso difficile da complicazioni anche tragiche: muore assassinato il confessore di lei; l’arcivescovo di Magonza cerca di sabotare le indagini. Ma Roma le fa riprendere. E si arriva alla canonizzazione nel 1235 sempre a opera di papa Gregorio. I suoi resti, trafugati da Marburgo durante i conflitti al tempo della Riforma protestante, sono ora custoditi in parte a Vienna. E’ compatrona dell’Ordine Francescano Secolare assieme a S. Ludovico.

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